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Grammatica - Spiegazione di liv. medio

Gli usi di CI e NE

“Ci” e “ne” sono due particelle molto difficili per gli studenti di italiano come lingua straniera. Vediamo che regole seguono.

♦ Gli usi di ci:

– Pronome riflessivo
es:
Ci vediamo domani!
Ci chiamano i ragazzi impossibili!
Generalmente noi ricci non ci pettiniamo mai.

– Pronome diretto (noi)
es:
Qualcuno ci ama!
Marco ci ha visto mentre entravamo nel bar.

– Pronome indiretto (a noi)
es:
Ci dai un consiglio?
Ci ha detto cosa dovevamo fare.

– Ci + essere = esistere, essere presente
es:
C’è qualcuno che mi aiuta?
Ci sei domani sera?

– Ci pleonastico (cioè superfluo, si può anche non mettere)
es:
Non ci vedo più!
Io non ci capisco niente.
Qui non ci sono mai stato!
Dove sono le mie chiavi? Ce le hai tu?

– Ci che vuol dire ad una cosa / ad una persona
es:
Non importa se sei stanco, pensaci.
Il tuo comportamento è insopportabile e io non mi ci abituerò mai!
Ogni domenica dice di andare a vedere la partita, ma io non ci credo più.

– Ci che vuol dire con qualcosa / con qualcuno
es:
Ieri ho visto Carlotta, ci ho parlato un po’.
Ha un paio di occhiali da sole nuovi e ci va in giro anche quando piove!

– Ci che vuol dire in un luogo
es:
No, non andrò alla festa di Marcello, ci sono già stato l’anno scorso e mi sono annoiato.
Hai saputo dell’incontro con Mauro? Ci vai anche tu?

– Ci con espressioni particolari
es:
Ci vogliono quattro secondi per arrivare alla porta, qualcuno ce ne mette tre. Io te ne do due.
Sono stanco, non ce la faccio più!

♦ Gli usi di ne:

– Ne partitivo
es:
Quanti anni hai? Io ne ho 83.
Vuoi un po’ di vino? Io non ne bevo più.
I Cd erano in offerta e ne ho comprati 3.

– Ne che vuol dire di qualcosa / di qualcuno
es:
Mi dispiace per quello che è successo. Ne ha parlato con Gianmaria?
Dopo come si è comportato sai che ti dico? Non ne voglio più sapere!
Volevo darti dei soldi, ma non ne avevo più nel portafoglio.

– Ne che vuol dire da un luogo / da una situazione
es:
Me ne vado con la gioia nel cuore!
Capisco che ti trovi in una brutta situazione, ma cerca di uscirne.


Esercizi grammaticali

Vedi anche:
 –Essere e stare (Usi e differenze)
– Connettori testuali (Nessi per proposizioni esplicite)
– Avverbi con preposizioni
– Verbi con preposizioni

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Grammatica - Spiegazione di liv. medio

Connettori testuali – Nessi per proposizioni esplicite

Per costruire un discorso articolato è importante utilizzare i connettori testuali, che hanno varie funzioni. Qui di seguito viene proposto un utile elenco:

Congiuntivi:
e, anche, inoltre, pure, né, neanche, nemmeno, neppure

Disgiuntivi:
o, oppure

Temporali:
quando, mentre, non appena, finché

Causali:

poiché, perché, giacché, siccome, dato che, visto che, dal momento che

Finali:
affinché, perché, al fine di, per

Modali:
nel modo che, in qualunque modo, comunque, nella maniera che, nel senso che

Di conseguenza:
perciò, quindi, dunque, per questo motivo

Correlativi:
sia… sia, né… né, così… come, non solo… ma anche

Di esemplificazione:
per esempio, in questo modo, così, come, infatti, vale a dire, ossia, cioè, in altre parole

Concessivi:
sebbene, anche se, per quanto, benché, nonostante che

Condizionali:
purché, qualora, supposto che, nel caso che

Di contrasto:

tuttavia, eppure, invece, nonostante ciò, eppure, al contrario, tuttavia, anzi, ma, però

Limitativi:
fuorché, tranne, tranne che, per quanto, eccetto che,

Conclusivi:
insomma, quindi, pertanto, perciò

Per ordinare gli argomenti:
in primo luogo… in secondo luogo… infine, prima di tutto… poi…, innanzitutto…secondariamente.., l’aspetto principale è… un aspetto ulteriore…

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Grammatica - Spiegazione di base

Verbi con i pronomi indiretti

Alcuni verbi che reggono i pronomi indiretti e usano la preposizione a sono molto importanti.

– parlare
es:
– Giovanni mi ha parlato di te.
– Ci parli dei tuoi viaggi?
– Ora Moira vi parla di lei. 

– chiedere
es:
– Ci ha chiesto la password di internet.
– Vi hanno chiesto qualcosa?
– Le chiedo dove è il mio cellulare. 

– rispondere
es:
– Ti rispondo domani.
– Maddalena mi ha risposto!
– Ci hanno risposto di no. 

– credere
es:
– Se dici così, ti credo.
– Non mi credi?
– Marco non le crede più. 

I verbi seguenti sono particolari perché normalmente il soggetto viene dopo il verbo.

– piacere
es:
– Ti piace lo sport? (soggetto: lo sport) Sì, mi piace il tennis! (soggetto: il tennis)
– Vi piacciono le mie scarpe nuove? (soggetto: le scarpe)
– A loro piace la mia camicia!
– Gli piace veramente! (soggetto: la camicia) 

– interessare
es:
– Ti interessa il corso di fotografia?
– No, non mi interessa. (soggetto: il corso)
– Ci interessano le novità tra te e Marco! (soggetto: le novità)
– Non gli interessa niente! (soggetto: niente) 

– servire (nel senso di avere bisogno)
es:
– Ti serve una penna? (= hai bisogno di una penna?) (soggetto: la penna)
– Ci servono gli abiti neri. (= abbiamo bisogno di abiti neri) (soggetto: gli abiti neri)
– Le serve qualcosa? (= ha bisogno di qualcosa?) (soggetto: qualcosa) 

– andare (nel senso di avere voglia)
es:
– Ti va un caffè? (= hai voglia di un caffè?) (soggetto: il caffè)
– Ci vanno i biscotti al cioccolato! (soggetto: i biscotti)
– Non mi va niente, grazie. (soggetto: niente) 

– sembrare
es:
– Non mi sembra vero! (soggetto: indefinito)
– Ti sembrano incredibili i miei progetti? (soggetto: i progetti)
– Vi sembra utile il mio libro? (soggetto: il libro) 

– mancare
es:
– Mi mancano le nostre passeggiate! (soggetto: le passeggiate)
– Ci mancano i nostri amici. (soggetto: gli amici)
– Marco è triste, cosa gli manca? (soggetto: cosa) 

– voler bene (sentire affetto per qualcuno)
es:
– I tuoi cani ti vogliono bene! (soggetto: i cani)
– Mi vuoi bene? (soggetto: tu)
– I nostri genitori ci vogliono bene. (soggetto: i genitori)
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Grammatica - Spiegazione di base Grammatica - Spiegazione di liv. medio

La punteggiatura

La punteggiatura è la parte della grammatica che regola i segni della scrittura. La punteggiatura è importante perché, oltre a comunicare il senso della frase, ci aiuta a capire meglio il tono con cui leggere il testo.

Prima di tutto, va detto chiaramente che il testo scritto è diverso dal discorso parlato. Nel parlato possiamo permetterci una maggiore incoerenza, interruzioni, divagazioni, enfasi e toni particolari. Non sempre lo scritto può ricalcare efficacemente il parlato senza perdere chiarezza.
La correttezza grammaticale non è un capriccio, ma serve appunto a questo: a rendere il testo chiaro e comprensibile per tutti i parlanti.

In italiano i segni sono:

il punto .
la virgola ,
il punto e virgola ;
due punti :
il punto esclamativo !
il punto interrogativo ?
puntini di sospensione …
le virgolette « » o ” ” o ‘ ‘
la barra /
le parentesi tonde ( )
le parentesi quadre [ ]

Come si usano?

Il punto

Il punto è una pausa lunga e serve a chiudere e a separare frasi che hanno concetti differenti.
Le parole che seguono devono cominciare con la lettera maiuscola.
Il punto può essere anche usato per abbreviare delle parole come: 
professore (prof.), dottore (dott.), signore (Sig.) ecc…

La virgola

La virgola è uno dei segni che dà più difficoltà. La virgola è una piccola pausa, serve a indicare i per la respirazione, a dare risalto ad alcune parti della frase, ma ha le sue regole. Come gli altri punti, lo spazio deve seguire la virgola e non precederla.
La virgola si usa:
con le parti della frase che si ripetono (es: gruppo di soggetti, gruppo di verbi o gruppo di complementi)
– gruppo si soggetti  
es: Marco, Paola e Chiara suonano il violino.
– gruppo di verbi 
es: Marco suona, compra e vende i violini.
– gruppo di complementi   
es: Marco suona il violino, il violoncello e il pianoforte. 
con un vocativo (cioè quando ci si rivolge a qualcuno direttamente)
es: → Silvia, ti ricordi ancora?
→ Giacomo, non mi ricordo!
→ Ragazzi, di che cosa parlate? 
con gli incisi (frasi con verbo che si inseriscono in altre frasi per aggiungere delle informazioni)
es: → Antonio, che è stato mio amico all’università, si è sposato oggi!
→ Ho visto Miranda, che è venuta alla cena lunedì, e stava bene.
→ Ho comprato una Ferrari, costata un milione di euro, e sono soddisfatto! 
con un’apposizione (che è simile all’inciso ma serve a specificare una parola e non ha verbo)
es:→  Mina, la celebre cantante di Cremona, ha deciso di fare un nuovo disco.
→  Monica Bellucci, attrice, tornerà al cinema con James Bond.
→ Laura Pausini farà una canzone con Giorgia, sua grande amica. 
dopo sì e no
es: → Vieni? Sì, vengo!
→ Dormi? No, sono sveglio.
→  Viene? Credo di sì: verrà. 

NON si usa: 
tra soggetto e verbo
es:→ Marco, suonava il violino. – NO
→ Marco suonava il violino. – SI

→ Marco e Giada, suonavano il violino. – NO
→ Marco e Giada suonavano il violino. – SI

→ Marco, Paola e Chiara, suonano il violino. – NO
→ Marco, Paola e Chiara suonano il violino. – SI 

tra soggetto e complemento
es:→ Marco suonava, il violino. – NO
→ Marco suonava il violino. – SI

→ Marco suonava, il violino e il violoncello. – NO
→ Marco suonava il violino e il violoncello. – SI

→ Marco suonava, il violino, il violoncello e il pianoforte. – NO
→ Marco suonava il violino, il violoncello e il pianoforte. – SI 

tra un nome e il suo aggettivo
es:→ Il film, italiano ha avuto grande successo. – NO
→ Il film italiano ha avuto un grande successo. – SI

→ Il film italiano ha avuto un grande, successo. – NO
→ Il film italiano ha avuto un grande successo. – SI 

normalmente con le congiunzioni come: e, né, o, ma
es:→ Vado a Roma, e a Milano. – NO
→ Vado a Roma e a Milano. – SI

→ Non mangio, né carne, né pesce – NO
→ Non mangio né carne né pesce – SI
ATTENZIONE! 
Come faccio a mettere in evidenza una parte della frase?
La frase: Marco suona il violino.
→ (domanda: chi suona il violino?) E’ Marco che suona il violino.
→ (domanda: chi suona?) Marco. (lui) suona il violino.
→ (domanda: che hobby avete?) Marco suona. Il violino, per esempio.
→ (domanda: che cosa suona Marco?) Il violino. Marco suona il violino. 

La frase: Marco suona un vecchio violino
→ Marco suona un “vecchio” violino (in senso figurato: in realtà non è vecchio)
→ Marco suona un violino. Vecchio. (l’aggettivo vecchio qui vuole sorprendere/contraddire)
→ Marco suona un (vecchio!) violino. (tra le cose particolari che fa, Marco suona un vecchio violino)

Il punto e virgola

Il punto e virgola è un segno nato in Italia nel ‘500. Il suo inventore è stato Aldo Manuzio. Oggi, si usa sempre meno. Il punto e virgola indica una pausa intermedia tra la virgola e il punto e si usa quando gli elementi da separare non sono parole ma frasi subordinate o gruppi complessi. Viene ormai sostituito dal punto o dalla virgola in molti casi.
es: Dobbiamo capire quel che c’è da fare; quel che ci si aspetta che noi facciamo di volta in volta; la libertà e l’autonomia che ci vengono garantiti, a noi tutti, senza distinzioni di grado, per non scoprirlo da soli in seguito.

I due punti

I due punti si usano in tre casi. 

nel discorso diretto
es:→ Antonio mi ha detto: “Basta! Tra noi è finita”.
→ Gli ho risposto: “Io ti amo ancora”.
→ Lui mi ha allora sussurrato: “Andiamo a mangiare dal cinese?” 

con gli elenchi ed enumerazioni
es:→ Devo comprare: pasta, pane, uova, latte, zucchero e farina.
→ Gli invitati sono: Armando, Francesca, Giosuè, Piero e Monica.
→ Per essere felice mi basta poco: una villa, una Ferrari, un milione di euro in banca ecc… 

quando la frase che segue è una spiegazione, un’argomentazione o una descrizione
es:→ Avevo bisogno di vederti: senza di te mi manca l’aria.
→ Ti scrivo una lettera: è l’unico modo di dirti quel che penso.
→ Ho cominciato una dieta: nell’ultimo mese sono ingrassato 6 chili!

Il punto esclamativo

Il punto esclamativo segue le regole del punto ma evidenzia una certa emozione. Un punto esclamativo è sufficiente!
es: → Ti ho visto con Marina!
→ Sei un cafone!
→ Che bello!

Il punto interrogativo

Il punto interrogativo segue le regole del punto ma serve a formulare una domanda diretta. Un punto interrogativo è sufficiente.
es:→ Mi hai visto con Marina?
→ Sono un cafone?
→ Bello, no?

I puntini di sospensione

puntini di sospensione servono a sospendere una frase, lasciar intuire qualcosa senza dirlo. Sono tre. I puntini di sospensione non sostituiscono la virgola e non andrebbero usati frequentemente.
es:→ Marco, se tu mi amassi io…
→ Tu…?
→ Io… no, non lo posso dire!

Le virgolette

Le virgolette vanno messe prima della parola e prima e dopo le virgolette serve uno spazio.
Le virgolette si usano: 
per aprire e chiudere il discorso diretto
es: Mi ha detto: “Tra noi è finita!” 

per fare una citazione
es: Siamo stati nel ristorante dove “nulla serve e nulla manca”, come dicevi tu. 

per nominare i titolo 
es: Il nuovo libro di Susanna Tamaro si chiama “Cuore di ciccia”.

La barra

La barra serve a esprimere un’alternativa tra due parole. Con la barra non si usano spazi.
es: → Cercasi uomo/donna per lavoro stagionale.
→ Avrei bisogno di un appartamento centrale e/o economico.

Le parentesi tonde

Le parentesi tonde si usano con gli incisi (frasi con verbo che si inseriscono in altre frasi per aggiungere delle informazioni). Le informazioni all’interno della parentesi non devono essere necessarie per capire il testo.
es: Ieri sera (Giorgio non c’era) ho visto un film interessante sui dinosauri!

Le parentesi quadre

Le parentesi quadre si usano per delle note nei testi tipografici. Con tre puntini di sospensione all’interno […] vuol dire che nella citazione inserita manca una parte di testo.
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Grammatica - Spiegazione di base Grammatica - Spiegazione di liv. medio

Accento, troncamento ed elisione

In questa scheda ci sono tre argomenti collegati:

Accento – Troncamento – Elisione – Con o senza apostrofo?

Accento

L’accento, in italiano, può essere tonico o grafico.
L’accento tonico dice come si pronuncia una parola.
In base all’accento possiamo dividere le parole in:
– tronche – con l’accento sull’ultima sillaba
→ es: città, caffè, avrò
– piane – con l’accento sulla penultima sillaba
→ es: amico, lavoro, casa
– sdrucciole – con l’accento sulla terzultima sillaba
→ es: albero, piacevole, comodo

L’accento tonico non segue delle regole precise. L’accento grafico è l’accento che si scrive.
In italiano abbiamo due accenti: acuto e grave.
Con l’accento acuto la vocale si pronuncia chiusa, con l’accento grave la vocale si pronuncia aperta.
L’accento acuto lo troviamo scritto solo con la vocale: é
es: perché, finché, ventitré
L’accento grave lo troviamo scritto con tutte le vocali: à è ì ò ù
es: parlerà, caffè, lunedì, andrò, Cefalù 

L’accento grafico segue alcune regole.
In italiano l’accento si scrive sulle parole tronche che hanno due o più sillabe.
es: città, vicerè, nontiscordardimè 
Si scrive sui monosillabi con due vocali:
es: ciò, già, giù, più, può
(ATTENZIONE! Non si scrive su: qui e qua
Si scrive sui monosillabi con una vocale SOLO per distinguere due parole identiche (omografe). 
– si scrive:
 (terza persona singolare del verbo dare)per essere diverso da: da (preposizione semplice) 
– si scrive:
 (vuol dire giorno)per essere diverso da: di (preposizione semplice) 
– si scrive:
è (terza persona singolare del verbo essere)per essere diverso da: e (congiunzione) 
– si scrive:
 (avverbio di luogo)per essere diverso da: la (articolo semplice) 
– si scrive:
 (avverbio di luogo)per essere diverso da: li (pronome diretto) 
– si scrive:
 (congiunzione)per essere diverso da: ne (partitivo) 
– si scrive:
 (pronome personale) per essere diverso da: se (congiunzione) 
– si scrive:
 (affermazione)per essere diverso da: si (particella pronominale) 
ATTENZIONE! NON si usa l’accento con questi monosillabi:
– so (prima persona del verbo sapere)
– do (prima persona del verbo dare)
– fa (terza persona del verbo fare)
– va (terza persona del verbo andare)
– sto (prima persona del verbo stare)
– sta (terza persona del verbo stare) 

Per aiutarci, possiamo ricordare la filastrocca degli accenti insegnata ai bambini in Italia:
Su qui e qua l’accento non va, su lì e su là l’accento ci sta, su me e su te l’accento non c’è e non lo vuol su ma lo vuol giù e lo vogliono pure lì, là, più.

Troncamento

Il troncamento (chiamato anche apocope) è l’eliminazione di una vocale o consonante o sillaba alla fine di una parola. Questa eliminazione è sempre con parole al SINGOLARE e può esserci anche davanti a consonante.
es:
– uno → un uomo, un gatto, un amico
– bello → bel ragazzo, bel viso, bel bambino
– fin → fin ora, fin qui, fin quando
– quale → qual è, qual ragazzo, qual buon vento
– santo → san Pietro, san Tommaso, San Francesco  

Il troncamento NON vuole l’apostrofo.

Elisione

L’elisione è l’eliminazione di una vocale alla fine di una parola, davanti ad un’altra parola che comincia per vocale. Anche questa eliminazione è sempre con parole al SINGOLARE ma NON può esserci davanti a consonante.
es:
– lo → l’uomo, l’amico, l’olio
– la → l’amica, l’armonia, l’amaca
– bello →  bell’amico, bell’angelo, bell’amore

L’elisione vuole l’apostrofo.

Si scrive con l’apostrofo?

Se abbiamo dubbi davanti ad alcune parole e non sappiamo se mettere l’apostrofo o no facciamoci questa domanda: posso usare la stessa parola davanti ad una consonante? Se la risposta è sì, l’apostrofo non va.
ATTENZIONE!
Ci sono delle parole tronche che si scrivono con l’apostrofo perché seguono delle regole più complesse. Non sono molte, quindi è meglio impararle così.
–  di’ (imperativo del verbo dire)
– da’ (imperativo del verbo dare)
 fa’ (imperativo del verbo fare)
– a mo’ di (per dire: come)
– un po’ di (per dire: una piccola quantità di)
– sta’ (imperativo del verbo stare)
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Grammatica - Spiegazione di base

Imperativo informale con i pronomi

Con l’imperativo informale e l’imperativo informale negativo abbiamo il problema dei pronomi diretti e indiretti e delle particelle.

I pronomi diretti, i pronomi indiretti e i pronomi combinati sono sempre uniti all’imperativo informale.
es:
mangiamo + la → mangiamola
scrivi + li → scrivili
parla + gli → parlagli
L’accento tonico è sempre sulla terzultima sillaba: 
pàrlagliscrìviglimangiàmola

ATTENZIONE!
Con i verbi ANDARE, DARE, DIRE, FARE e STARE, i pronomi e le particelle raddoppiano la consonante:
es:
da’ + mi → dammi
sta + le → stalle
di’ + lo → dillo

ATTENZIONE! 
Con il pronome GLI non si raddoppia la consonante:
es:
di’ + gli → digli
da’ + gli → dagli
sta + gli → stagli
Con l’imperativo informale negativo abbiamo due possibilità:
– il pronome è tra il NON e l’imperativo informale negativo
es:
Non la mangiare!
Non lo diciamo!
Non li leggete! 

– il pronome è unito alla fine dell’imperativo
es:Non mangiarla!
Non diciamolo!
Non leggeteli!

Esercizi grammaticali

Vedi anche:
Imperativo informale e imperativo informale negativo
Accenti e apostrofi
Pronomi indiretti
Pronomi diretti

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Grammatica - Spiegazione di base

Imperativo informale – (tu, noi, voi)

L’imperativo informale si usa per:
– dare ordini → es: Mangia tutta la minestra!
– dare consigli → es: Prendi le chiavi di casa, non sappiamo quando torniamo.

L’imperativo informale si forma così:

– Verbi in -are → parlare

(tu) parl-a! (come il LUI/LEI del verbo presente)
(noi) parl-iamo! (come il NOI del verbo presente)
(voi) parl-ate (come il VOI del verbo presente)

– Verbi in -ere → leggere

(tu) legg-i! (come il TU del verbo presente)
(noi) legg-iamo (come il NOI del verbo presente)
(voi) legg-ete (come il VOI del verbo presente)

– Verbi in -ire → partire

(tu) part-i (come il TU del verbo presente)
(noi) part-iamo (come il NOI del verbo presente)
(voi) part-ite (come il VOI del verbo presente)

– Verbi essere e avere hanno questa forma:

ESSERE
(tu) sii
(noi) siamo
(voi) siate)
AVERE
(tu) abbi
(noi) abbiamo
(voi) abbiate

– I verbi irregolari si comportano NORMALMENTE come i verbi in -ere e -ire:

SCEGLIERE
(tu) scegli (come il TU del verbo presente)
(noi) scegliamo (come il NOI del verbo presente)
(voi) scegliete (come il VOI del verbo presente)

ATTENZIONE!
Alcuni verbi irregolari, però, hanno DUE forme per il TU dell’imperativo informale:
ANDARE → (tu) va’ / vai + (noi) andiamo, (voi) andate
DARE → (tu) da’ / dai + (noi) diamo, (voi) date
FARE → (tu) fa’ / fai + (noi) facciamo, (voi) fate
STARE → (tu) sta’ / stai + (noi) stiamo, (voi) state

ATTENZIONE!
Il verbo DIRE ha una sola forma irregolare per il TU:
DIRE → di’ + (noi) diciamo, (voi) dite

Imperativo informale negativo 

La forma dell’imperativo informale negativo è uguale in tutti i verbi.
L’imperativo formale negativo si forma così:
(tu) non + infinito del verbo(noi) non + NOI del verbo presente(voi) non + VOI del verbo presente 

Verbi in -are 
→ parlare(tu) non parlare!
(noi) non parliamo!
(voi) non parlate 

Verbi in -ere 
→ leggere(tu) non leggere!
(noi) non leggiamo!
(voi) non leggete! 

Verbi in -ire 
→ partire(tu) non partire!
(noi) non partiamo!
(voi) non partite! 

Verbi irregolari 
→ dare(tu) non dare!
(noi) non diamo!
(voi) non date! 

ATTENZIONE! I verbi essere e avere sono irregolari:
ESSERE
(tu) non essere!
(noi) non siamo!
(voi) non siate!

AVERE
(tu) non avere!
(noi) non abbiamo!
(voi) non abbiate! 

Esercizi grammaticali

Vedi anche: 
L’imperativo informale con i pronomi
Pronomi diretti
Pronomi indiretti
Accenti e apostrofi

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Grammatica - Spiegazione di base

Condizionale composto (condizionale passato)

Il condizionale composto (o condizionale passato) si usa per:
– esprimere un’opinione, un’ipotesi o una notizia non sicura → es: Secondo la tv oggi il Presidente del Consiglio sarebbe andato in Parlamento.
– esprimere un desiderio non realizzato o non realizzabile → es: Avrei preso un taxi, ma non avevo abbastanza soldi.
– dare consigli non più realizzabili → es: Avresti dovuto parlare con Anna!
– esprimere il futuro nel passato → es: Mi ha detto che sarebbe tornata presto.

si forma con

il condizionale del verbo esssere o avere + il participio passato del verbo

Il verbo essere:

(io) sarei stato/a
(tu) saresti stato/a
(lui/lei) sarebbe stato/a
(noi) saremmo stati/e
(voi) sareste stati/e
(loro) sarebbero stati/e

Il verbo avere:

(io) avrei avuto
(tu) avresti avuto
(lui/lei) avrebbe avuto
(noi) avremmo avuto
(voi) avreste avuto
(loro) avrebbero avuto

I verbi in -are, parlare:

(io) avrei parlato
(tu) avresti parlato
(lui/lei) avrebbe parlato
(noi) avremmo parlato
(voi) avreste parlato
(loro) avrebbero parlato

I verbi in -ere, conoscere:

(io) avrei conosciuto
(tu) avresti conosciuto
(lui/lei) avrebbe conosciuto
(noi) avremmo conosciuto
(voi) avreste conosciuto
(loro) avrebbero conosciuto

I verbi in -ire, dormire:

(io) avrei dormito
(tu) avresti dormito
(lui/lei) avrebbe dormito
(noi) avremmo dormito
(voi) avreste dormito
(loro) avrebbero dormito

Esercizi grammaticali

Vedi anche:
Ausiliari essere e avere
Condizionale dei verbi essere e avere
– Condizionale dei verbi regolari in -are, -ere, -ire
– Condizionale dei verbi irregolari

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Grammatica - Spiegazione di base

Futuro composto (futuro anteriore)

Il futuro composto (o futuro anteriore) si usa per:
– esprimere due azioni al futuro, in cui una accade dopo l’altra → es: Quando avrò smesso di fumare, starò molto meglio.
– esprimere un’ipotesi o un dubbio → es: Angelica sarà già andata via.

si forma con

il futuro del verbo essere o avere + il participio passato del verbo

Il verbo essere:

(io) sarò stato/a
(tu) sarai stato/a
(lui/lei) sarà stato/a
(noi) saremo stati/e
(voi) sarete stati/e
(loro) saranno stati/e

Il verbo avere:

(io) avrò avuto
(tu) avrai avuto
(lui/lei) avrà avuto
(noi) avremo avuto
(voi) avrete avuto
(loro) avranno avuto

I verbi in -are, parlare:

(io) avrò parlato
(tu) avrai parlato
(lui/lei) avrà parlato
(noi) avremo parlato
(voi) avrete parlato
(loro) avranno parlato

I verbi in -ere, leggere:

(io) avrò letto
(tu) avrai letto
(lui/lei) avrà letto
(noi) avremo letto
(voi) avrete letto
(loro) avranno letto

I verbi in -ire, dormire:

(io) avrò dormito
(tu) avrai dormito
(lui/lei) avrà dormito
(noi) avremo dormito
(voi) avrete dormito
(loro) avranno dormito

Esercizi grammaticali

Vedi anche:
Futuro dei verbi essere e avere
Futuro dei verbi regolari in -are, -ere, -ire
Futuro dei verbi irregolari
Ausiliari essere o avere?

Categorie
Grammatica - Spiegazione di base

Futuro e condizionale – Usi e differenze

Il futuro e il condizionale hanno, in alcuni casi, degli usi simili. Sono, però, due verbi differenti. Vediamo come si usano.

Per fare progetti si usa il futuro semplice:
– Quest’estate andremo al mare!
– Questa sera mangerò poco, ho mangiato tanto a pranzo.

Per fare previsioni si usa il futuro semplice:
– Monica diventerà un’ubriacona.
– Secondo me, Giuseppe andrà in prigione.

Per fare ipotesi sul presente si usa il futuro semplice o il futuro composto:
– Angelica sarà già andata via.
– E’ tardi? Saranno le sei e mezza, credo.

Per fare promesse si usa il futuro semplice:
– Non ti offenderò più, giuro!
– Mi impegnerò al massimo.

Nel periodo ipotetico della certezza si usa il futuro semplice:
– Se non ti copri bene, avrai freddo.
– Se partirai, non ci potremo più vedere.

Per esprimere un desiderio realizzabile si usa il condizionale semplice:
– Mangerei ancora un po’ di torta.
– Prenderei volentieri un altro gelato.

Quando ci sono due azioni al futuro e una accade dopo che è accaduta l’altra si usa il futuro semplice + futuro composto:
– Quando avrò smesso di fumare, starò molto meglio.
– Appena ci saremo trasferiti, faremo una festa!

Per chiedere gentilmente si usa il condizionale semplice:
– Mi presteresti una penna?
– Le telefoneresti per avvisarla?

Per esprimere un’opinione, un’ipotesi o una notizia si usa il condizionale semplice o il condizionale composto:
– Questo libro è antico, dovrebbe costare tanto.
– Secondo la tv oggi Berlusconi sarebbe andato in Parlamento.

Per dare consigli realizzabili si usa il condizionale semplice:
– Dovresti uscire con Marco, sembra proprio un bravo ragazzo.
– Dovresti dimagrire!

Per esprimere un desiderio non realizzato o non realizzabile si usa il condizionale composto:
– Avrei preso un taxi, ma non avevo abbastanza soldi.
– Avresti incontrato Lucia, ma hai perso tempo.

Per esprimere un’azione futura rispetto ad un’altra azione passata si usa il condizionale composto:
– Ha detto che avrebbe cucinato lei.
– Ha visto che sarebbe uscita più tardi.

Per dare consigli non più realizzabili si usa il condizionale composto:
– Saresti dovuto dimagrire!
– Avresti dovuto vedere lo spettacolo!