Lingua o dialetti?
In Italia da molti anni (essere) in corso un acceso dibattito fra i fautori dei dialetti e chi li (avversare) . Diciamo subito che dal punto di vista linguistico i dialetti italiani e la lingua nazionale (essere) sullo stesso piano: entrambi hanno avuto la stessa ’nobile’ origine, cioè il latino. Non è vero che i dialetti sono una corruzione dell’italiano. È vero invece che italiano e dialetti (avere) un diverso ruolo sociolinguistico: il primo è la lingua della comunicazione all’interno della Repubblica Italiana (e della Repubblica di San Marino e nel Canton Ticino elvetico); i secondi hanno uso più limitato, in qualche caso (limitarsi) all’uso familiare.
Perché il toscano ha avuto più fortuna?
Perché ragioni culturali, storiche, economiche ecc. (fare) sì che la formidabile produzione letteraria del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio) sviluppatasi in Toscana (diffondere) in gran parte della Penisola. Così autori non toscani quali il napoletano Sannazzaro e l’emiliano Boiardo (scrivere) in toscano.
Poteva andare diversamente?
Probabilmente sì. Se, ad esempio, la stessa sorte (toccare) alla Scuola poetica siciliana (sec. XII), noi oggi forse parleremmo una lingua con caratteristiche siciliane. Ma è un gioco della fantasia!
Allora non si è trattato di un’imposizione?
A differenza di ciò che (accadere) in Francia o in Inghilterra l’italiano (diffondersi) senza l’appoggio di un apparato statale fino almeno all’unità d’Italia. Del resto i precedenti interventi dei vari stati italiani (tendere) a operare scelte politiche nell’ambito amministrativo con scarsissima incidenza sulla popolazione quasi completamente analfabeta (l’80% circa al momento della formazione dello Stato unitario).
Si può dire che il piemontese, il marchigiano, il napoletano ecc. sono lingue?
Sì e no per le ragioni anzidette. Bisogna tuttavia (tenere) presente che chi oggi sostiene tale affermazione lo (fare) come reazione a un periodo di grande disprezzo per i dialetti a tal punto che aborrisce l’uso dello stesso termine "dialetto". È significativo che anche nell’ambito del linguaggio ufficiale dell’Unione Europea si (parlare) esclusivamente di lingue minoritarie, meno diffuse, regionali ecc.
Qual è l’origine dei dialetti italiani?
Con la conquista romana il latino si è diffuso in mezza Europa e soprattutto nel bacino del Mediterraneo sovrapponendosi alle lingue parlate in precedenza da quelle popolazioni. Dalla commistione di questi elementi e da quelli derivanti dalle successive invasioni barbariche (generarsi) i vari dialetti d’Italia. Altre teorie più recenti sostengono che il padre di tutti i dialetti non (essere) il latino della romanizzazione ma il latino parlato prima di Roma durante un fase di latinizzazione verificatasi nelle regioni in cui i latini e altri popoli italici (soggiornare) prima di fermarsi nelle zone che storicamente conosciamo. Ciò (confermare) dalle grandi aree dialettali attuali che coincidono con frontiere di antiche culture dell’Italia preistorica, come è dimostrabile con dati linguistici e archeologici.
Ma tutti i dialetti italiani hanno come antenato il latino?
No. I dialetti tedeschi di alcuni comuni attorno al Monte Rosa (alemanni) di tredici comuni veronesi e di sette vicentini (cimbri), di alcuni comuni friulani (carinziani), dei sud-tirolesi, dei mocheni (bavaresi) e così i dialetti sloveni del Friuli Venezia Giulia, quelli croati del Molise, quelli grecanici (o grichi) del Salento e dell’estremità meridionale della Calabria e quelli albanesi (diffondere) in gran parte dell’Italia centro meridionale e in Sicilia hanno padri diversi dal latino.
Quali sono i gruppi in cui si suddividono i dialetti italiani?
Una prima grande suddivisione è quella che, seguendo la linea La Spezia-Rimini (separare) i dialetti settentrionali da quelli centro meridionali: i primi infatti appartengono alla Romània occidentale, i secondi alla Romània orientale, l’altra grande distinzione che (interessare) l’Europa latinizzata. Nell’Italia settentrionale (procedere) da ovest verso est si hanno i dialetti gallo-romanzi (occitani e francoprovenzali), i dialetti gallo-italici (piemontese, lombardo, ligure, emiliano, romagnolo), veneti, ladini, friulani, toscani, centro-meridionali (umbro, marchigiano, abruzzese, molisano, pugliese, campano, lucano, salentino, calabrese, siciliano) e il sardo.
(da www.atlantelinguistico.it)